jueves, 26 de febrero de 2009

Matite in fuga: i disegnatori italiani volano in America


«Italians do it better». Il motto vale anche per il mondo del fumetto. Tanto che, negli ultimi mesi, è in corso una vera fuga di cervelli - o di matite, se volete - che ha spostato alcune decine di giovani disegnatori del nostro Paese alla corte di Marvel e Dc, i colossi statunitensi dell’industria dei comics. Quelli dell’Uomo Ragno e di Batman, per capirci.EMIGRANTI CREATIVIUn’emigrazione creativa, non fisica, nel senso che le nuove tecnologie e la velocità dei collegamenti permettono ai disegnatori di starsene a casa propria, se non per partecipare a mostre o incontri, come l’annuale convention di San Diego. Intendiamoci, le menti creative nostrane sono sempre state apprezzate all’estero, anche in passato. Basti pensare al rapporto privilegiato della Francia con maestri come Vittorio Giardino e Milo Manara. Ma qui il fenomeno ha caratteristiche ben diverse. Innanzitutto perché si tratta di autori trentenni che, spesso, sono arrivati al successo (e, un po’ paradossalmente, ad ottenere incarichi in Italia) proprio grazie agli albi americani. Poi perché, seppur inizialmente sconosciuti, sono stati lasciati liberi di portare il proprio stile - in molti casi ben lontano dai tradizionali canoni statunitensi - su vere e proprie icone dei comics come Spiderman, gli X-Men e Devil. Fatto sta che, su 24 disegnatori selezionati da C.B.Cebulski, editor della Marvel Comics che ha effettuato un tour in vari paesi europei (e quest’anno torna a Mantovacomics), la metà sia italiana. E i frutti del lavoro cominciano a vedersi: basta scorrere in rassegna le uscite degli ultimi mesi, per notare nei credits nomi chiaramente nostrani. A partire dalle illustrazioni di copertina, come l’oscuro Batman di Simone Bianchi, i dipinti di Gabriele Dell’Otto sui Vendicatori e gli X-Men della new entry Mario Alberti.UNO STILE UNICOLa chiave di questo successo va ricercata proprio nell’unicità dello stile di questi giovani disegnatori, che uniscono la dinamicità del disegno made in Usa (meno vincolato alla classica «gabbia» delle vignette bonelliane) a una tecnica e una freschezza superiore alla media. Un gusto «europeo» che, probabilmente, permette un lavoro maggiore di introspezione sui personaggi, senza sacrificare l’azione o la composizione delle tavole. Poi c’è anche un discorso economico da fare. Se è vero che il crollo del dollaro al cambio internazionale ha «tagliato» gli stipendi dei disegnatori europei, è anche vero che il livello di entrata di un giovane che viene scelto dai colossi Usa è comunque un po’ più soddisfacente della media italiana. Diciamo tra i 150 ai 300 dollari a tavola come «livello d’entrata», per poi crescere a cifre molto più alte man mano che l’artista si afferma.IL PARERE DEI DISEGNATORIE poi, spiega Giuseppe «Cammo» Camuncoli, che è stato uno dei capostipiti di questa ondata di disegnatori (è dal 2000 che collabora Oltreoceano), anche se non esiste l’assunzione a tempo indeterminato «diciamo che il lavoro non manca. E, se piaci, te lo assicurano per diversi anni». Secondo Camuncoli, cresciuto a pane e fumetti anglo-americani, «gli editor Usa sono un po’ più aperti ad accettare uno stile più personale, mentre in Italia è richiesto, legittimamente, uno stile più classico». Insomma, chiosa Antonio Fuso, uno dei giovanissimi selezionato al Chesterquest, «se in Italia l’unico modo per campare di questo lavoro sono la Bonelli e forse l’Eura, negli Stati Uniti, qualche possibilità in più c’è. Inoltre, una volta stabilito che fai per loro, fanno di tutto per renderti la vita più facile e interferiscono in modo nullo sul tuo lavoro».Ultimamente, però, qualcosa sta cambiando, se è vero che Camuncoli - come ha fatto nei mesi scorsi Carmine Di Giandomenico, autore di Magneto Testament, che racconta di un inquietante bambino con poteri speciali in un lager nazista - sta lavorando ora sul Dylan Dog (a colori). «Un onore», chiosa il disegnatore. Infine, per Dell’Otto, copertinista e illustratore esploso prima in Germania e Francia, poi negli Usa e solo negli ultimi anni in Italia («Nel 2003, alla mostra di Lucca, mi riconoscevano in pochissimi...»), è anche una questione culturale: «Pur con tutta l’arte e la tradizione che abbiamo in Italia, il fumetto è sempre stato relegato in una nicchia. Ma da un po’ di tempo il vento è cambiato...».Non solo cervelli in fuga, anche i «balloon» volano in America: decine di giovani fumettari italiani partono alla volta della corte dei colossi statunitensi Marvel e Dc Comics.
Matite in fuga: i disegnatori italiani volano in Americadi Andrea Bonzi
«Italians do it better». Il motto vale anche per il mondo del fumetto. Tanto che, negli ultimi mesi, è in corso una vera fuga di cervelli - o di matite, se volete - che ha spostato alcune decine di giovani disegnatori del nostro Paese alla corte di Marvel e Dc, i colossi statunitensi dell’industria dei comics. Quelli dell’Uomo Ragno e di Batman, per capirci.EMIGRANTI CREATIVIUn’emigrazione creativa, non fisica, nel senso che le nuove tecnologie e la velocità dei collegamenti permettono ai disegnatori di starsene a casa propria, se non per partecipare a mostre o incontri, come l’annuale convention di San Diego. Intendiamoci, le menti creative nostrane sono sempre state apprezzate all’estero, anche in passato. Basti pensare al rapporto privilegiato della Francia con maestri come Vittorio Giardino e Milo Manara. Ma qui il fenomeno ha caratteristiche ben diverse. Innanzitutto perché si tratta di autori trentenni che, spesso, sono arrivati al successo (e, un po’ paradossalmente, ad ottenere incarichi in Italia) proprio grazie agli albi americani. Poi perché, seppur inizialmente sconosciuti, sono stati lasciati liberi di portare il proprio stile - in molti casi ben lontano dai tradizionali canoni statunitensi - su vere e proprie icone dei comics come Spiderman, gli X-Men e Devil. Fatto sta che, su 24 disegnatori selezionati da C.B.Cebulski, editor della Marvel Comics che ha effettuato un tour in vari paesi europei (e quest’anno torna a Mantovacomics), la metà sia italiana. E i frutti del lavoro cominciano a vedersi: basta scorrere in rassegna le uscite degli ultimi mesi, per notare nei credits nomi chiaramente nostrani. A partire dalle illustrazioni di copertina, come l’oscuro Batman di Simone Bianchi, i dipinti di Gabriele Dell’Otto sui Vendicatori e gli X-Men della new entry Mario Alberti.UNO STILE UNICOLa chiave di questo successo va ricercata proprio nell’unicità dello stile di questi giovani disegnatori, che uniscono la dinamicità del disegno made in Usa (meno vincolato alla classica «gabbia» delle vignette bonelliane) a una tecnica e una freschezza superiore alla media. Un gusto «europeo» che, probabilmente, permette un lavoro maggiore di introspezione sui personaggi, senza sacrificare l’azione o la composizione delle tavole. Poi c’è anche un discorso economico da fare. Se è vero che il crollo del dollaro al cambio internazionale ha «tagliato» gli stipendi dei disegnatori europei, è anche vero che il livello di entrata di un giovane che viene scelto dai colossi Usa è comunque un po’ più soddisfacente della media italiana. Diciamo tra i 150 ai 300 dollari a tavola come «livello d’entrata», per poi crescere a cifre molto più alte man mano che l’artista si afferma.IL PARERE DEI DISEGNATORIE poi, spiega Giuseppe «Cammo» Camuncoli, che è stato uno dei capostipiti di questa ondata di disegnatori (è dal 2000 che collabora Oltreoceano), anche se non esiste l’assunzione a tempo indeterminato «diciamo che il lavoro non manca. E, se piaci, te lo assicurano per diversi anni». Secondo Camuncoli, cresciuto a pane e fumetti anglo-americani, «gli editor Usa sono un po’ più aperti ad accettare uno stile più personale, mentre in Italia è richiesto, legittimamente, uno stile più classico». Insomma, chiosa Antonio Fuso, uno dei giovanissimi selezionato al Chesterquest, «se in Italia l’unico modo per campare di questo lavoro sono la Bonelli e forse l’Eura, negli Stati Uniti, qualche possibilità in più c’è. Inoltre, una volta stabilito che fai per loro, fanno di tutto per renderti la vita più facile e interferiscono in modo nullo sul tuo lavoro».Ultimamente, però, qualcosa sta cambiando, se è vero che Camuncoli - come ha fatto nei mesi scorsi Carmine Di Giandomenico, autore di Magneto Testament, che racconta di un inquietante bambino con poteri speciali in un lager nazista - sta lavorando ora sul Dylan Dog (a colori). «Un onore», chiosa il disegnatore. Infine, per Dell’Otto, copertinista e illustratore esploso prima in Germania e Francia, poi negli Usa e solo negli ultimi anni in Italia («Nel 2003, alla mostra di Lucca, mi riconoscevano in pochissimi...»), è anche una questione culturale: «Pur con tutta l’arte e la tradizione che abbiamo in Italia, il fumetto è sempre stato relegato in una nicchia. Ma da un po’ di tempo il vento è cambiato...».Non solo cervelli in fuga, anche i «balloon» volano in America: decine di giovani fumettari italiani partono alla volta della corte dei colossi statunitensi Marvel e Dc Comics.
di Andrea Bonzi

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