domingo, 29 de marzo de 2009

Parlamento europeo: no a limitare la libertà su Internet con la scusa della sicurezza


Raccomandazione approvata a larga maggioranza

BRUXELLES Combattere i cyber-criminali ma senza compromettere la libertà di espressione e la privacy:

lo ha deciso il Parlamento Ue, approvando a larga maggioranza una raccomandazione che mette l’accento sulla libertà del web. Secondo il documento, che passerà al vaglio del Consiglio Ue, gli Stati possono quindi «intercettare e controllare i dati» ma nel rispetto della legge e limitando i casi in cui gli internet provider possono divulgare dati alle autorità. «Internet dà pieno significato alla definizione di libertà di espressione» sancita dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, si legge nel testo approvato dall’europarlamento. Azioni illegali e crimini in rete vanno quindi «combattuti con efficacia e determinazione», ma gli Stati membri non possono intercettare e controllare il traffico su Internet facendolo passare per lotta al crimine. Inoltre, l’accesso alla rete «non dovrebbe essere rifiutato come sanzione dai governi o dalle società private». Messaggio anche per gli utenti di Facebook e dei social network: secondo l’Assemblea di Strasburgo, gli Stati membri devono garantire ai cittadini il diritto di accedere ai propri dati personali e, nel caso, di ritirarli dal web.

martes, 24 de marzo de 2009

Educhiamo i bambini a essere liberi (anche dalla pubblicità)

Un aereo in partenza per gli Stati Uniti, il computer sempre acceso, un’intervista epistolare fatta di parole precise. Strano tipo di rivoluzionario, il fiorentino Paolo Landi.

Creativo al centro della piramide Benetton, laurea con Mario Luzi, Landi è tra i più lucidi critici dei meccanismi pubblicitari. Nella guerra combattuta sotto il sole nero della competitività, Landi propone una terza via. Tra industrie e marchi concorrenti, c’è un filo di umanità che tenta di preservare. È quello delle intelligenze ingrassate davanti al filtro dell’esperienza virtuale, dei bambini trasformati in obbiettivi di mercato, lo stesso che faceva di ciò che eravamo, un’irripetibile esperienza di scoperta.Accadeva quando della televisione non sapevamo nulla. Quella di Landi da anni è in soffitta. Ne La pubblicità non è una cosa per bambini, (La scuola), il professore del Politecnico di Milano traccia un ritratto senza sconti. Le soluzioni semplici, quando il contesto è disgregato, latitano.Nella scuola steineriana di suo figlio, la tv è bandita...«Una madre mi ha raccontato che non manda il figlio al parco per paura di pedofili e drogati. Preferisce il centro commerciale. Mi pare sia urgente domandarsi che tipo di bambini stiamo crescendo, che direzione stiamo dando al loro futuro. Più che all’omologazione, qui bisogna attrezzarsi per sfuggire all’idiozia che ci assedia».Fin dagli anni ’50 i bambini sono stati considerati come essenziale veicolo di messaggi pubblicitari. Vere e proprie aree da fertilizzare con nuovi prodotti, per vedere a quali mutazioni potessero giungere.«L’inquinamento delle coscienze non tiene conto della psicologia umana che reagisce ad ogni eccesso con azioni uguali e contrarie. I consumatori cominciano a non poterne più di donne nude e bambini usati per vendere l’automobile al papà. Siamo ormai perfettamente alfabetizzati alla lingua del consumo. La pubblicità che pretende di indicare nuovi comportamenti, è in ritardo sull’evoluzione della società».Consumare è l’imperativo sul quale si basa la nostra società. Fin da bambini si assorbe una sola regola: «Chi perde è perduto». Che impatto ha avuto e continua ad avere una simile condizione d’ingaggio?«La competitività mi pare una nuova religione fondamentalista. E il paradosso è che, ad emergere, alla fine, sono quelli che non ne hanno mai fatto il loro dogma. In un mondo dove tutti sembrano essere quello che consumano, vincerà chi punterà su se stesso invece che sulla sua immagine. E le intelligenze, anche quelle timide, se sono vere si rivelano. Sono quelle allenate alla competizione sterile a mostrare la corda, la frustrazione, la stanchezza. Certi “vincenti” sembrano prigionieri di un ruolo e mostrano tutta la loro malinconica fragilità».La pubblicità si camuffa. I territori si allargano. I confini si dilatano. C’è una guerra. Quale rivoluzione possibile, per salvare generazioni condannate in partenza?«C’è un’infanzia che deve essere lasciata stare, bambini che devono restare tali fino a 14 anni e adulti che possono misurarsi col denaro e il consumo. Nel migliore dei mondi, i bambini restano bambini e gli adulti si comportano da adulti. Nella sfera dei bisogni indotti, resiste uno spazio di azione intelligente che non relega i consumatori nel ruolo di greggi pilotate. La rivoluzione è una cosa semplice, basta dare ad ogni cosa il suo tempo».Da Carosello alle televendite, in tv è passata la nostra storia recente...«È solo una fetta molto piccola di umanità, a meno che non si voglia ricondurre tutto alla fenomenologia di Mike Bongiorno. Berlusconi ci ha ricordato che se 15 milioni di italiani vedono Sanremo, ce ne sono altri 45 che non lo guardano. Fuori dalla tv c’è un mondo da scoprire. In futuro l’offerta sarà talmente ampia che perderà la centralità che sembra avere oggi».La discrepanza tra desideri e mezzi, in una società che ha elevato l’iperconsumo a religione unica, produce infelicità. È parodistico disegnare un futuro fatto di depressione generalizzata?«Credo si avvicini alla realtà. Il paradosso della società iperconsumista è che sono i poveri a cedere di più alle lusinghe del consumo. Faticano a pagare la bolletta ma non rinunciano a Sky. Sono preda dell’orrore del vuoto e tendono a riempirlo di merci. Una produzione di frustrazione e infelicità».Lei sintetizza lo sviluppo economico del futuro secondo tre direttrici: responsabilità, sostenibilità, solidarietà. Cercare una politica che riduca la pressione al consumo rappresenta l’ultima scialuppa?«Sarebbe un importante primo passo. Per ridare forza al circolo virtuoso della domanda e dell’offerta, bisogna tornare a dare valore alle cose. Troppa pubblicità non comunica nulla. La bulimia di merci provoca il rigetto».La deriva culturale molto deve all’approccio consumistico. «Se si aspira al sapere - suggerisce - bisogna liberarlo dagli scaffali del supermercato». Non teme le diano dello snob?«Niente snobismi ma, soprattutto, niente retorica. Anche il sapere, come l’infanzia, se diventa merce perde il suo valore».

Malcom Pagani

martes, 17 de marzo de 2009

Indipendente, italiano, rock al Primo Maggio con Vasco

Non solo Re Vasco al Primo Maggio più annunciato degli ultimi tempi.


Ma un ventennale che gli amanti del rock italiano ricorderanno, in cui, per una volta, il mondo del quattro quarti indipendente andrà a braccetto con quello squisitamente mainstream guidato dal bestseller di Zocca. Non è una bestialità. In fin dei conti tra tutte le star italiane Vasco è l'unico ad essersi guadagnato in anni di onorata carriera il rispetto (se non proprio l'apprezzamento) quasi unanime da parte delle masse underground.Così lo slogan scelto dai sindacati Cgil, Cisl e Uil per quest'anno, cioè «Il mondo che vorrei» (titolo dell’album di Rossi), verrà declinato sul palco a seconda dei casi specifici in varie sfumature, nella speranza che il pubblico che accorrerà in massa attirato solo dall’evento-Vasco sia in grado di apprezzare le diverse tonalità. Il mondo che auspicano gli Afterhours e che porteranno sul palco di San Giovanni è sicuramente un luogo musicale dove il ritornello facile e l'ammiccamento demagogico sono banditi. Ecco allora che una nutrita rappresentanza del loro disco-progetto collettivo Il paese è reale (presentato all'ultimo Sanremo) farà bella mostra di se con l'aggiunta di qualche altro nome amico come quelli di Francesco Bianconi dei Baustelle e di Cristiano Godano dei Marlene Kuntz.Ma il cast del Primo Maggio (che verrà presentato dall’attore Sergio Castellitto) non si limiterà a questo. Già confermati diversi altri nomi come quelli di Edoardo Bennato, Caparezza accompagnato dai Tamburi del Bronx, l’iper eclettico pianista Stefano Bollani con il suo quintetto e un bell'ensemble compresa Irene Grandi come special guest.E ancora jazz con una favolosa orchestra di Allstars guidata da Stefano Di Battista a ripetere un esperimento già tentato con successo lo scorso anno. Non finirà qui perché altri artisti nel corso del prossimo mese si aggiungeranno, sempre che sulla scia trainante dell'annuncio della presenza di Vasco arrivino anche gli agognati sponsor necessari all’organizzazione per chiudere il tutto.Vasco, dal canto suo, torna al Primo Maggio dopo l'esibizione di dieci anni fa e si concede il suo unico concerto del 2009 secondo un infallibile piano di marketing che da una decina d'anni lo vede stravincere (anche se in declino lui stesso in fatto di vendite) in barba alla crisi dell'industria discografica. Tutto gira giusto per lui: sono trent’anni dal suo primo concerto (era il 1979 in piazza Maggiore a Bologna e pare ci fossero quattro gatti), è appena uscito il Dvd de Il mondo che vorrei (prenotate più di 150mila copie dai fan) e continua a godersi i successi di un disco che sforna un singolo dietro l’altro.Il tutto trasmesso in diretta sempre su Rai3 anche per tentare di arginare lo sbarco nella capitale delle centinaia di migliaia di ragazzi che potrebbero prendere d’assalto la piazza. E se ogni anno al Primo Maggio si fa il toto-record sulle presenze, stavolta ci sarà veramente da sbizzarrirsi con i numeri.

Silvia Boschero

jueves, 12 de marzo de 2009

Voglia di musical. Per bambini.

I bambini hanno scoperto il musical. O meglio, il musical ha scoperto i bambini: si moltiplicano le offerte di spettacoli che tra una canzone e una coreografia portano in scena i beniamini dei più piccoli.

L’ultimo in ordine di apparizione è Pippi Calzelunghe, sì proprio la ragazzina con le lentiggini, le treccine all’insù e le calze a penzoloni ideata da Astrid Lindgren che nel 1970 fece la sua comparsa in bianco e nero sugli schermi televisivi italiani. Eroina delle bambine di ieri, che oggi si ritrovano mamme delle nuove piccole fan di questo incrocio al femminile fra Giamburrasca e Huckleberry Finn. La versione teatrale italiana (a cura di Sagitta Alter e Carlotta Proietti) ha avuto nientemeno che gli onori del Teatro Argentina, dove una simpatica e vivacissima Eleonora Tata calza con grande pertinenza i panni di Pippi.PIPPI CALZELUNGHE DAL VIVOLe sue avventure dal vivo risultano persino più coinvolgenti di quelle su carta o su schermo, con i bambini intenti ad avvertirla dell’avvicinarsi di sinistri figuri (Pippi svegliati! è il coro unanime) o a ridere entusiasti per il cavallo a pois e lo scimmiotto. Curioso cortocircuito per una generazione venuta su a playstation e virtualità, che si ritrova a teatro a tu per tu con la materializzazione della fantasia. Le creature un po’ magiche e un po’ irreali che popolano i loro giochi solitari sono lì a un passo, in carne e ossa: un’attrazione irresistibile che fa cassa al botteghino e tournée in tutto il paese. Forse è anche questo il segreto del successo di un genere - il musical, appunto - che ha sempre stentato in Italia a trovare gli stessi consensi che permettono a Londra e a Broadway di mantenere titoli in cartellone per anni. Il merito di aver fatto da battistrada va sicuramente a Saverio Marconi e alla Compagnia della Rancia, che ha scelto di percorrere questa strada in tempi non sospetti e assai impervi. Non è un caso che sia Fabrizio Angelini - cresciuto in quella «scuola» - a firmare le coreografie di Pippi. Ma c’è un altro dato interessante: produzioni italianissime come le Winx hanno attirato l’interesse del mercato estero, così lo show on ice con Carolina Kostner è stato il primo musical italiano a essere esportato all’estero. Alla faccia delle megaproduzioni Disney che da anni invadono le piste di pattinaggio con tutto il repertorio peluche di Topi, Paperi e Principesse, come il nuovo spettacolo «on ice», che arriva dal 18 marzo in Italia (prima tappa Milano, dal 25 marzo a Roma e dal 1° aprile a Torino). In pista scendono Cenerentola, Jasmine, Ariel, Aurora, Belle, Mulan e Biancaneve, pronte a infiocchettare con un’incursione di Trilly una storia di ghiaccio, amore e fantasia che prevede solo lustrini e niente scorrettezze à la manière di orchi caccolosi...Alla fortuna del musical per bambini ha certo contribuito anche la bella risonanza ottenuta dal Peter Pan, adattamento teatrale dal capolavoro di J.M.Barrie e spettacolo record del Teatro delle Erbe per la regia di Maurizio Colombi, che dal 2006 ha collezionato più di quattrocentomila spettatori ed è ancora in tournée. Una produzione di tutto rispetto, con la colonna sonora firmata da Edoardo Bennato (ripresa e riarrangiata dallo stesso cantautore dal suo album Sono solo canzonette), con effetti speciali da avanguardia (la fatina Trilly animata con tecnologie laser), collaborazioni di lusso (il fantasista Arturo Brachetti).PETER PAN & CO.E che genera sequel: il regista Maurizio Colombi è stato chiamato a dirigere anche il musical sui Gormiti, mentre Manuel Frattini, Peter Pan al debutto, colleziona un altro personaggio doc nel musical dopo il Pinocchio con la Rancia e ora nei panni di Robin Hood delle scene (musical di Beppe Dati in tournée per l’Italia).A tanto entusiasmo fra le platee corrisponde - logica implacabile di mercato - un’offerta di scuola di musical anche per i più piccini: corsi per bambini vengono organizzati presso la Scuola Cluster a Milano (www.scuoladimusicacluster.it) e corsi di musical per ragazzi sono previsti a Bologna alla Bernstein School of Musical. Anche il sud si risveglia al richiamo della sirena musicale e a Bari alla fine di maggio si svolgeranno le finali del Festival del Musical per Ragazzi (28-29 e 30 maggio). Piccoli attori-ballerini-cantanti crescono: anche nel paese del melodramma si cede alla fascinazione del musical...
ROSSELLA BATTISTI

martes, 10 de marzo de 2009

Svelati i segreti cerebrali


È il primo incontro quello che conta.

le prime impressioni con cui si stabiliscono simpatie e antipatie, ma soprattutto amore e attrazione.Uno studio americano ha individuato per la prima volta i meccanismi cerebrali che si attivano quando conosciamo qualcuno, e che freneticamente elaborano un’idea, quasi sempre definitiva, sul tipo di sentimento che proveremo per lei. I ricercatori presso l’Università di New York, guidati da Elizabeth Phelps, nel loro studio pubblicato sulla rivista scientifica britannica «Nature Neuroscience» riferiscono che due aree del cervello sono coinvolte in questo processo. Sia l’amigdala che la corteccia cingolata posteriore, infatti, si attivano quando conosciamo una persona: la prima, piccola struttura nel lobo temporale mediale, più da un punto di vista emotivo, sociale e culturale, la seconda si occupa invece delle valutazioni razionali ed economiche, e di assegnare un valore soggettivo alle ricompense. Analizzando le reazioni dei partecipanti allo studio su 20 soggetti virtuali, di cui venivano presentato un profilo e una foto allegata, la risonanza magnetica funzionale ha «fotografato» attività significative nelle due regioni del cervello. Pochi istanti, e l’idea su una persona era già formata.

jueves, 5 de marzo de 2009

Eisner: il «Contratto» che ha fatto nascere il graphic novel

«Un uomo di mezza età che ha perso il portafoglio nella metropolitana di New York». Così Will Eisner, creatore della celebre serie a fumetti The Spirit, descrive il suo lettore-tipo. Il grande autore di origine ebraica, padre del moderno romanzo a fumetti, è uno dei pochi in questo ambito ad avere formulato una poetica personale autentica e compiuta, elaborata nell’arco di almeno 30 anni e di una quindicina di volumi: le storie di Eisner sono ambientate quasi sempre nei suoi anni formativi, quelli della Grande Depressione, e i protagonisti sono uomini ormai avviati verso la vecchiaia, alle prese con gli affanni della vita e alla ricerca di un significato che sembra eluderli continuamente. Questi evidenti avatar dell’autore sono spesso affiancati dal giovane Willie, in cui Eisner si ritrae adolescente innocente ed entusiasta.COME UN MARINAIOTutti temi e personaggi che attraversano Contratto con Dio - La trilogia (Fandango Libri, pagine 498, euro 28), vera e propria summa artistica e narrativa di Eisner, che nell’introduzione così riassume il suo ruolo di narratore: «Sono nato e cresciuto a New York, lì sono sopravvissuto e ho avuto successo, e con me trascino un carico di ricordi, alcuni dolorosi altri piacevoli, rimasti chiusi nello scrigno della mia mente. Come un antico marinaio ho bisogno di condividere le esperienze e le osservazioni accumulate nel tempo. Potete considerarmi un testimone per immagini della vita, della morte, del dolore e dell’incessante lotta per la supremazia... o perlomeno per la sopravvivenza».Il volume comprende Contratto con Dio (una raccolta di quattro racconti, tra cui quello omonimo), La forza della vita e Dropsie Avenue, storie accomunate dall’ambientazione nella fittizia Dropsie Avenue, la via del South Bronx simbolo di una New York multietnica che l’autore vede trasformarsi radicalmente e più volte nel corso della sua lunga vita.NEL BRONXIn Contratto con Dio un uomo pio e devoto si ribella al Dio iniquo che gli ha spezzato il cuore. In La forza della vita un uomo ricerca disperatamente il senso di ciò che gli accade, sullo sfondo della Grande Depressione e delle persecuzioni antisemite nella Germania nazista. Dropsie Avenue, storia dell’omonima via del Bronx e di oltre 100 anni trasformazioni etniche, politiche e sociali, è una commovente dichiarazione d’amore per la città e i suoi abitanti, per le donne e gli uomini che infondono carattere, anima e sangue alle strade e agli edifici: «In fondo, i palazzi non sono che palazzi. È la gente a fare il quartiere».Contratto con Dio - La Trilogia non è una raccolta nata per pure esigenze di catalogo: nelle ultime settimane di vita è lo stesso Eisner a mettere a punto il volume, aggiungendo pagine inedite e intervenendo su aperture e chiusure dei romanzi originali.L’ECO DI BALZACRomanzi considerati unanimemente capolavori del fumetto contemporaneo, in cui Eisner - mai così ispirato - alterna momenti lirici e intimisti alla rappresentazione della Storia In Atto, prodotto collettivo dagli sforzi dei singoli. Un afflato corale animato da un gran numero di personaggi e comprimari, che Eisner introduce e muove magistralmente, in una comédie humaine esplicitamente ispirata a Balzac (uno dei modelli di Eisner, insieme a De Maupassant e O’Henry per il racconto breve). Il tutto sorretto da un estro grafico secondo molti inarrivabile: padrone indiscusso degli strumenti della narrazione per immagini, Eisner elimina bordi, apre margini, dilata vignette fino a ricavarne intere pagine, si produce in vedute aeree e paesaggi urbani vertiginosi, intuendo - come già con The Spirit - prospettive e punti di vista che stupiscono più di un cineasta, dal William Friedkin di Il braccio violento della legge e L’Esorcista, al Brad Bird di Il gigante di ferro, Gli Incredibili e Ratatouille.«Just fitting», direbbero negli Usa: del tutto appropriato per un autore che per carica innovativa, indipendenza e influenza su un intero settore è stato soprannominato «l’Orson Welles del fumetto».

Di Andrea Plazzi