viernes, 23 de enero de 2009

Ngozi Adichie, la fine di un sogno chiamato Biafra

«Metà di un sole giallo» (trad. di Susanna Basso, pp.450, euro 19,50, Einaudi) è il secondo romanzo di Chimamanda Ngozi Adichie, la giovane nigeriana ibo che a poco più di 30 anni vince il Premio Nonino.Chimamanda Ngozi Adichie fa parte di una nuova generazione di narratori africani che frequentano il mondo universitario e letterario euroamericano e però intendono mettere - o, meglio, mantenere - radici narrative nella propria tradizione originaria, come fa anche il venticinquenne Uzodinma Iweala in Bestie senza una patria, anch’egli ibo e anch’egli pubblicato in Italia da Einaudi. La Adichie è qui alla sua seconda prova narrativa, che viene dopo Ibisco viola, clamoroso successo internazionale, portato in Italia da Fusi Orari nel 2006. Metà di un sole giallo ha la fortuna di avere come traduttrice la bravissima Susanna Basso, che rende al meglio la prosa dell’originale, mentre nel caso di Iweala c’era stata una disastrosa versione che aveva reso il linguaggio innovativo dell’autore in un italiano sgrammaticato simile a quello parlato da africani che stessero faticosamente imparando la nostra lingua.Metà di un sole giallo deriva il titolo dal simbolo al centro della bandiera del Biafra: appunto un sole levante, a significare un nuovo inizio per quello che avrebbe voluto essere un nuovo paese indipendente dalla federazione nigeriana. Il tema si svolge tutto intorno a questo filo della speranza che sorge e per cui si combatte, e che però alla fine annega nella sconfitta. Le vicende si giocano a partire dai primi anni Sessanta e sino alla fine del decennio, con puntuale esattezza storiografica, attraverso una serie di personaggi portanti. I protagonisti sono le due sorelle gemelle Olanna e Kainene, figlie di un ricco imprenditore ibo, e i loro partner, l’ibo Odenigbo, un intellettuale dalle idee «rivoluzionarie» che insegna matematica all’università di Nsukka, e l’inglese Richard, giunto in Nigeria perché innamorato dell’arte ibo e poi identificatosi con la causa del Biafra. Il romanzo si svolge interamente in area biafrana e l’epicentro è Nsukka, dove la casa di Odenigbo e poi anche di Olanna diventa ritrovo di un gruppo di amici e luogo di acceso dibattito culturale e politico. Accanto a queste figure principali ci sono da un lato le loro famiglie, con il portato tradizionale (Odenigbo) o modernizzatore (Olanna e Kainene), e dall’altro i loro servitori, Harrison per Kainene-Richard e Ugwo per Odenigbo-Olanna.Storie intrecciateL’intreccio combina abilmente le vicende personali dei personaggi - amori, tradimenti, rancori e rappacificazioni - con gli avvenimenti drammatici che hanno segnato la storia del Biafra e della Nigeria in quegli anni. Sullo sfondo, con rilievo maggiore o minore, a seconda dei casi, si muovono un gran numero di figure che, sebbene meno importanti, sono tratteggiate con vivezza e incisività, caratterizzando la cultura del luogo e dell’epoca e la sua risposta alla tragica emergenza bellica. Fra tutte loro emerge Ugwo, fedelissimo a Odenigbo e Olanna, che finisce catturato nella coscrizione obbligatoria dell’ultimo periodo della guerra e assaggia l’allucinante condizione di quell’esercito, ormai dominato da mercenari deliranti e ragazzini drogati.La storia della guerra si apre con una serie di stragi di cittadini di etnia ibo condotte dovunque nel paese, e si conclude con la distruzione della regione del Biafra e la resa per fame della popolazione ibo, con l’esercito federale che avanza (nel romanzo i nigeriani vengono chiamati «vandali»), i soccorsi umanitari che man mano scompaiono e i capi che fuggono, mentre si intensificano pesanti bombardamenti sui civili con aerei forniti dal Regno Unito e dall’Unione Sovietica. Risulta evidente, alla fine, che la soggezione imposta agli ibo è una manovra organizzata sin dall’inizio, con le stragi di civili inermi prima e, poi, lo strangolamento finale della strenua resistenza militare e civile del Biafra. I personaggi rimangono sconfitti dal crollo di un sogno comune e dalla rivelazione di essere vittime impotenti di un gioco più grande di loro in cui la Nigeria è una pedina nelle mani di burattinai internazionali. Ciò non toglie, comunque, che si addossi a varie figure ibo, yoruba, hausa, ecc, una responsabilità o corresponsabilità gravissima in quanto avviene. Alla fine, quando tacciono i frastuoni della guerra, varie voci dichiarano di esser state all’oscuro di quanto accadeva.Gli altri scrittoriLa storia del Biafra è già stata più volte esplorata da romanzieri nigeriani, fra i quali vanno ricordati Chinua Achebe, Buchi Emecheta, Chukwuemeka Ike, Flora Nwapa e Cyprian Ekwensi, ma anche Ken Saro-Wiwa nel bellissimo Sozaboy, e Wole Soyinka, che in Stagione di anomia ma anche ne L’uomo è morto ha offerto una visione allucinata e disperante di quell’universo in guerra: e però in tutti questi casi si trattava di individui che avevano direttamente vissuto quel periodo. Chimamanda Ngozi Adichie appartiene invece a una generazione successiva alla guerra, e ciò le consente di ritornare sul tema con elasticità immaginativa, cioè, di creare più liberamente dei personaggi che incarnino quella vicenda e i suoi vari aspetti politici ed esistenziali per riportarli sul palcoscenico dell’attenzione contemporanea. Infatti la questione che fu alla base della guerra civile di allora - gli interessi derivati dai ricchi giacimenti petroliferi della regione - appare tuttora irrisolta, anzi, incancrenita, e sta provocando quella che già si configura come una guerriglia nell’area del Delta del fiume Niger.Visto nella grande corrente del romanzo nigeriano, Metà di un sole giallo si colloca nel mainstream della tradizione di Achebe ma anche di Ekwensi, e rende onore alla statura del grande poeta ibo Christopher Okigbo, morto combattendo nell’esercito biafrano, e trasformato, nel romanzo, nel personaggio del poeta-soldato Okeoma. Il nuovo romanzo di Adichie si colloca in una lunga tradizione letteraria che non va sottovalutata, e testimonia un serio e intenso proposito di ricerca storica e culturale, creando una nuova via di ingresso alla lettura di una fase tragica della storia nigeriana ancora densa di interrogativi per le generazioni più giovani.

Itala Vivan

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