viernes, 26 de marzo de 2010

"21x21. 21 artisti per il 21° secolo" fulmini e saette per l'arte d'oggi

Alla Fondazione Sandretto 21 giovani talenti raccontano con "genialità malinconica" i percorsi creativi del ventunesimo secolo

"Mi hai visto prima?" E' il titolo dell'opera di Paola Pivi, un orso di piume


TORINO
Avremmo potuto fare una rassegna più o meno “tradizionale” mettendo Cattelan e altri big, ma ho preferito rischiare con una ricognizione sulla giovane arte italiana di oggi». Così Francesco Bonami spiega le scelte di «21X21», la mostra che si apre oggi pomeriggio alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo: in occasione del centenario della Confindustria propone le opere di «21 artisti per il 21° secolo» più una personale di Alberto Garutti. Tra questi 21 artisti alcuni sono già affermati a livello internazionale, ad esempio Paola Pivi, Patrick Tuttofuoco, Giuseppe Gabellone, Roberto Cuoghi, Diego Perrone, altri sono più o meno intorno ai trent’anni, la loro ricerca è ancora agli inizi e forse proprio per ciò ancora più interessante.

Si può individuare una tendenza o un filo che lega i lavori di questa nuova generazione? «Io parlerei - spiega Bonami - da un lato di ritrovata manualità e dall’altro di una sorta di genialità malinconica. La genialità porta a guardare al futuro e sperimentare, la malinconia è uno sguardo che tiene conto del passato: è lo stesso mix che ha fatto grande l’industria italiana dell’ultimo secolo». Un esempio di cosa si possa intendere per genialità malinconica l’offre l’opera di Matteo Rubbi (classe 1980). Lui ricrea il logo di Italia 61, la grande kermesse sul Centenario dell’Unità, e per l’occasione distribuisce copie della Stampa del 6 maggio di quell’anno, quando il Presidente Gronchi inaugurò la manifestazione. Oppure il lavoro di Ian Tweedy (classe 1982, nato in Germania ma vive a Milano): ha creato un grande collage con immagini d’epoca sulle imprese dei dirigibili e su un muro ha dipinto in scala 1 a 1 un albero fra i cui rami sembra essersi posato o perduto un maggiolino Volkswagen. La memoria delle sculture sovente orrende che sovrastano le rotonde stradali viene rivisitata dai grandi pannelli, quasi fanta-archeologia, di Santo Tolone. Rossella Biscotti ha realizzato videoinstallazioni sulla tragedia di Cernobyl, partendo dal film d’un giornalista russo. Questi, per testimoniare l’eroismo dei primi soccorritori, girò un documentario poche ore dopo l’esplosione: le radiazioni nel corso degli anni si sono rivelate letali per lui e per metà della troupe.

Quelle radiazioni hanno lasciato macchie qua e là sulla pellicola e questo crea una sorta di corto circuito con le immagini create di Elia Cantori (classe 1984), facendo esplodere petardi sulla carta fotosensibile. L’effetto è sorprendente perché i colori sembrano quelli di alcune pubblicità Anni 60 di Armando Testa. La ricerca di Cantori in qualche modo sposa arte e scienza, e il connubio ritorna anche in altre installazioni. Si va da Rosa Barba che prende spunto dai fenomeni di subsidenza, ossia il lento sprofondare del terreno nei luoghi dove ci sono stati scavi minerari, ad Alberto Tadiello che costruisce una sorta di grande tromba (sembra un po’ quella del marchio «La voce del padrone») dalla quale sperimenta il fastidio di un suono lacerante. La memoria si fa antropologia in Giulio Squillacciotti, che raccoglie immagini e documenti sulla scena punk romana degli Anni 80. A volte le tracce del passato si confondono in oggetti contemporanei: è il caso dei tavoli cui dà vita Martino Gamber facendo a pezzi storici mobili di Giò Ponti, oppure della struttura in legno che Ludovica Carbotta assembla ispirandosi alla cupola della cappella della Sindone del Guarini. Antropologia e nuove tecnologie nel film di Alterazioni video, dove un viaggio in Africa fa scoprire riti arcaici eseguiti da gente che però usa il cellulare.

Il rapporto fra arte e scienza è anche al centro di Temporali, l’installazione di Alberto Garutti che campeggia nella sala a lui dedicata. Al soffitto è appeso un grande lampadario («Ma io preferisco chiamarlo oggetto luminoso» spiega l’artista) fatto di alcuni cerchi di legno con tante lampadine che un po’ rimanda alle luminarie delle feste di paese. L’«oggetto luminoso» si accende ogni qual volta sul suolo italiano si abbatte un fulmine: il marchingegno è infatti collegato via Internet alla rete del Cesi, il centro di rilevamento dei fulmini. «È un modo - spiega ancora Garutti - per far pensare al cielo e ai suoi enigmi. Sul nostro capo succedono cose che noi non immaginiamo. All’artista tocca lanciare esche per richiamare in qualche modo l’attenzione su questi fenomeni». Accompagnano Temporali quattro grandi quadri che ripropongono il percorso di altrettante passeggiate fatte dall’artista, per raggiungere vari luoghi della città. Hanno qualcosa dello spartito musicale quelle sottili linee nere che si avvolgono su se stesse su un fondo rosa. «Mi piace l’idea di lavorare per una committenza - dice ancora Garutti -. In fondo nella storia dell’arte è sempre stato così, solo che un tempo l’unico committente era la Chiesa, oggi il vero committente è il visitatore di una mostra».

Oggi l'inaugurazione della mostra
La mostra «21x21. 21 artisti per il 21° secolo + Alberto Garutti», curata da Francesco Bonami (nella foto), si apre oggi alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. Realizzata dalla stessa Fondazione e promossa da Confindustria e Unione Industriale di Torino, vuole sostenere la produzione artistica e il percorso dei giovani talenti: «Molte opere sono state prodotte da noi - spiega Patrizia Sandretto Re Rebaudengo - . Ci siamo assunti il rischio di puntare sull’innovazione in campo artistico». La mostra rimarrà aperta fino al 31 agosto.



Rocco Moliterni

No hay comentarios: