sábado, 8 de agosto de 2009

Meglio precario che male accompagnato: la «resistenza» a mille euro al mese

la «resistenza» a mille euro al mese


Precari e contenti.
O meglio «resistenti» alle lusinghe della carriera, del mercato e del potere. Sicuri che, meglio precari che male accompagnati. Sarà «estrema» ma è un po’ questa la sintesi di “Generazione 1000 euro” il film di Massimo Venier tratto dall’omonimo romanzo di Antonio Incervaia e Alessandro Rimassa, divenuto una sorta di fenomeno di costume: prima diffuso on line, poi uscito in libreria, è stato «adottato» dalla generazione dei trentenni di oggi che vede il futuro come una scommessa.DOPO LA RETE NELLE SALENelle sale da venerdì per 01, “Generazione 1000 euro” mette in primo piano la vita di Matteo (Alessandro Tiberi) brillantissimo e sarcastico laureato in matematica, finito tra i tanti «senza contratto» in una «spietata» società di marketing in cui riesce a mettere insieme al massimo 1000euro al mese. Vive a Milano in un appartamento fatiscente (dal buco in salotto cade sempre giù qualcuno in casa del geometra di sotto) che divide con l’amico Francesco (Francesco Mandelli) anche lui ridimensionato nei sogni di «gloria»: da aspirante regista è ridotto a fare il proiezionista in un cinema d’essai. Due, poi, sono le donne che faranno da motore alla storia: la biondissima Carolina Crescentini nei panni della trentenne rampante (e sempre precaria) che naviga come una squaletta nel mondo del marketing e la comunque ottimista Valentina Lodovini, insegnante di greco in attesa di un incarico che chissà quando arriverà. Matteo «rapito» dalle due ragazze dovrà scegliere se «rinnegare se stesso, i suoi amici, ecc» per volare a Barcellona e lanciarsi in una nuova avventura «aziendale» o rimanere a Milano, tra i suoi affetti e continuare a fare i concorsi all’università, sperando che alla fine, come dice, «finiranno i figli dei senatori» che regolarmente gli passano avanti.PUNTANDO SUL SORRISOSceneggiato a quattro mani dallo stesso regista, reduce dai tanti successi di Aldo, Giovanni e Giacomo e da Francesca Pontremoli, «complice» nel tempo di Nanni Moretti, Giuseppe Piccioni e Silvio Soldini, “Generazione 1000 euro” è una commedia che vorrebbe scavare sui vari modi di affrontare la precarietà. «Per scoprirne i lati meno vittimistici». Parole del regista e della stessa sceneggiatrice. C’è chi l’affronta col sarcasmo, come Matteo il protagonista. Il carrierismo come la bionda manager. O l’ottimismo come l’insegnante di greco in attesa di una classe. «Quello che conta - dicono - è la reazione dei personaggi al problema». Cioè il precariato. Parola ormai abusata, spiega Massimo Venier. «Che, come tutte le parole abusate - va nel dettaglio - e di stampo televisivo sono utilizzate per nascondere di tutto». Secondo Venier, infatti, «il precariato è un fenomeno grave e pericoloso che ha infinite sfaccettature. Ed è la condizione di vita dei trentenni di oggi così complessa» da non poter essere riassunta in una parola. Da qui lo «sforzo» del film di raccontarcene le varie sfaccettature. Ma puntando sul sorriso. Scherzandoci su, insomma. Con la consapevolezza di chi sa bene di appartenere a quella generazione, «la prima della storia» ci dice il protagonista, «che è destinata a stare peggio dei genitori». Del resto col sarcasmo del protagonista il regista punta a giocare la sua partita, altrimenti destinata ai soliti stereotipi. Ma chissà se chi vive davvero con 1000 euro al mese sarà così disposto a riderci su. Il banco di prova, come sempre, sarà la sala.

Gabriella Gallozzi

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